Laura Ribero - Aspetti della biodiversità nell’infralitorale superiore di moda calma dell’istmo dell’Enfola (Isola d’Elba)
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- Categoria: Tesi di Laurea
- Pubblicato Mercoledì, 27 Gennaio 2010 13:11
- Scritto da Laura Ribero
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Oltre al valore intrinseco ed agli aspetti etico-morali correlati, la conservazione delle comunità biologiche ha un'esigenza pratica e si rende necessaria se si vogliono escludere conseguenze che, a lungo termine, porteranno al collasso anche le società umane.
Una delle priorità di cui la comunità scientifica oggi si preoccupa è, assieme ai cambiamenti climatici ed al consumo delle risorse, la perdita della biodiversità, in gran parte conseguente alla distruzione o all'alterazione degli ecosistemi.
Conservare significa prima di tutto conoscere, e conoscere qualcosa di così vasto e complesso come può essere il mare è un po' costruire un mosaico di tanti piccoli tasselli.
Nell'ambito dell'ambiente marino, la fascia costiera è quella che più direttamente risente dell'impatto delle attività umane: sono in particolare gli ambienti più superficiali quelli maggiormente a rischio di degrado, sia per la loro maggiore accessibilità, sia per la fragilità degli ecosistemi che ospitano.
Per introdurre il mio lavoro di tesi, non posso che parlare di benthos, termine che in biologia marina identifica tutti gli organismi viventi che abitano il fondo del mare che dalla loro presenza viene a sua volta influenzato.
A questi ambienti appartengono comunità viventi ricche e variegate, oggi molto studiate e importanti per quanto riguarda la conservazione della biodiversità e degli equilibri ecologici.
Il mio lavoro comincia nella primavera del 2007, quando assieme alla collega Federica Esposito e al gruppo di ricerca del Laboratorio di Biologia Marina di Torino, si inizia a pensare ad una particolare area dell'Isola d'Elba, interessante per il valore naturalistico e storico, praticamente inesplorata per quanto riguarda la parte marina.
Si tratta di Capo Enfola, promontorio della costa settentrionale, collegato all'isola da uno stretto istmo pianeggiante.
Osservando l'area, emergono una riflessione ed alcune domande: i due lati dell'istmo presentano condizioni ecologiche molto diverse, quello meridionale è riparato da venti e mareggiate, mentre quello settentrionale riceve in pieno i forti venti invernali che giungono da Nord. Come si sarà adattata la comunità biologica che abita questi fondali? Come cambia la biodiversità tra due ambienti così vicini ma diversi?
Dopo un sopralluogo più approfondito del sito, ci rendiamo conto di un altro fattore interessante: su ogni lato dell'istmo sono presenti sia scogliere naturali, sia strutture artificiali, un molo e una banchina, sulle quali la fauna e la flora marine si sono abbondantemente insediate.
Questo ci porta a chiederci quali differenze possano esserci tra i due tipi di substrato e, inoltre, come cambierà la comunità durante l'anno.
Nasce così il "disegno di campionamento": io mi occupo dell'area di moda calma, vale a dire quella più riparata, mentre la mia collega indagherà quella di moda battuta. Insieme stabiliamo modalità e tempistiche, che in un'indagine scientifico-naturalistico devono essere ben definite ed organizzate, decidendo il numero dei campionamenti, la localizzazione delle stazioni, i periodi in cui è meglio operare.
Scegliamo di trattare i gruppi faunistici più abbondanti e rappresentativi di questi ambienti: i Molluschi (Poliplacofori, Gasteropodi e Bivalvi), gli Anellidi Policheti e i Crostacei Decapodi.
Effettuiamo i campionamenti con un metodo internazionalmente riconosciuto e standardizzato, detto "grattaggio", che consiste nell'asportazione (tramite martello e scalpello) degli organismi presenti in una piccola superficie di roccia, in modo da ottenere un quadro della comunità biologica del luogo senza però danneggiare l'ecosistema.
Raccolto il materiale, mi aspetta un lungo ma appassionante lavoro di identificazione in laboratorio, dove osservo ogni animale al microscopio e, tramite manuali e chiavi dicotomiche, arrivo a stabilire a quale specie appartenga. Spesso le differenze tra le specie sono minime e vanno ricercate in piccoli dettagli e strutture particolari. Alla fine di questa fase, posso tirare le somme: ho raccolto ed identificato 2201 esemplari, appartenenti a 157 specie diverse, distribuite in modo eterogeneo nelle varie stazioni di campionamento.
Procedo con l'analisi statistica dei miei dati, da cui emergono alcune considerazioni, come ad esempio il fatto che i valori dell'Indice di Shannon-Weaver, che in ecologia è usato per esprimere la biodiversità, si presentano piuttosto elevati, suggerendo un buono stato di salute dell'ecosistema.
Riscontro poi una significativa differenza tra le comunità di scogliera naturale e quelle di substrato artificiale e tra la stagione primaverile e quella tardo estiva, a testimoniare l'importanza delle condizioni ambientali nel differenziare i popolamenti, anche a piccola scala: in poco spazio e in stagioni diverse cambiano le specie, il loro numero e le loro abbondanze. Interessante anche notare come l'impatto antropico, seppur moderato, influisce sulla comunità, come emerge dai dati di una particolare stazione, vicino alla quale è presente un andirivieni di piccole imbarcazioni.
A questa, che è la fase preponderante dell'indagine, aggiungo inoltre alcune informazioni ottenute durante il lavoro in campo, utili a completare un primo quadro generale dell'area. Si tratta dei dati dello studio preliminare della prateria di Posidonia oceanica, pianta fanerogama marina presente nei fondali antistanti l'istmo, e di un primo censimento di Pinna nobilis, mollusco bivalve rilevato nel sito, oggi incluso nelle liste di specie protette dell'Unione Europea.
Riprendo infine il quesito iniziale, confrontando i miei dati con quelli ottenuti parallelamente dalla mia collega sull'altro lato dell'istmo: ne emerge una differenza significativa tra le comunità animali, che si sono infatti adattate alle condizioni locali. Cambiano alcune specie, altre sono presenti in entrambe le aree ma con abbondanze diverse, varia anche l'influenza del substrato, che non sembra essere particolarmente importante nell'area di moda battuta, a differenza di quanto succede nel mio sito.
Qual è quindi il contributo che la mia tesi spera di fornire alla conservazione dell'ambiente marino?
Principalmente, questo lavoro ha lo scopo di mettere in evidenza il valore naturalistico dell'area di studio per quanto riguarda l'ambiente marino che, da quanto appare in letteratura, in quest'area non risulta ancora indagato.
Complessivamente, i risultati che ho ottenuto suggeriscono la necessità di ampliare le conoscenze, ma anche di proteggere e valorizzare l'Enfola: mi auguro che questo sito, già SIC terrestre e parte del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, possa essere fatto oggetto di tutela anche per quanto riguarda le comunità marine che ospita.
Laura Ribero
Tesi di Laurea Specialistica
Autore: Laura Ribero
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Relatore: Daniela Pessani
Università: Università degli Studi di Torino
Facoltà: Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
Corso: Laurea Spec. in Conservazione e Biodiversità Animale
Data di Discussione: 07/10/2009
Voto: 108
Disciplina: Biologia marina
Tipo di Tesi: Sperimentale
Lingua: Italiano
Grande Area: Area Scientifica
Dignità di Stampa: Si
Settori Interessati: Conservazione della biodiversità, Aree Marine Protette
Pubblicata in: www.pubblitesi.it